Biologia.
È una lampreda non parassitica, le larve raggiungono una lunghezza di 13 cm fino ad un’età di 3 anni. Vivono sul fondo e si alimentano di diatomee e detriti. Nell’intestino degli adulti, sono stati trovati solo alghe e residui vegetali di piante superiori.
Si presume che si nutra anche di pesci morti e si attacca a salmonidi presumibilmente per farsi trasportare. Una riduzione della lunghezza totale del 22% avviene prima della riproduzione e gli adulti muoiono dopo la riproduzione. Le carni sono velenose se mangiate senza trattamenti (ichthyosarcotoxic). Fino al XIX secolo, le catture erano seccate ed utilizzate come candele per la produzione di oli. Sono attualmente considerate una delicatezza culinaria.
Gli animali del mar Caspio.

Il mar Caspio presenta una grande varietà di biotipi con differenti condizioni ambientali. Attualmente si pensa che la flora e la fauna delle zone caspiche si sia formata attraverso una combinazione di specie di differenti origini: quelle native del Caspio, altre di origine artica, alcune dall’Atlantico e dal Mediterraneo ed alcune d’ambiente di acqua dolce.
La biodiversità del Caspio viene fortemente influenzata e limitata dalla salinità e dalla variabilità in salinità delle proprie acque. Per le specie di acqua dolce la salinità è troppo alta e per le specie marine la salinità e troppo bassa. Si può dedurre come le specie che attualmente vivono nel Caspio siano solo specie che si adattino ad acque scarsamente saline.
Questo influenza molto la flora che comunque conta 87 specie di microfite e molte specie di alghe verdi. Nel mar Caspio abbiamo una grande varietà di pesci e crostacei con buone capacità di osmoregolazione. Infatti, questi organismi che si sono selezionati in millenni di cambi di salinità, si possono adattare a differenti livelli di salinità, dall’acqua dolce alle più alte salinità oceaniche. Le specie con scarsa adattabilità alla salinità si sono estinte a causa delle ampie variazioni di questo fattore che ha interessato il mar Caspio nel corso dei millenni sin della sua esistenza.
Per l’isolamento avvenuto alcune migliaia di anni fa, poi, il mar Caspio ha sviluppato numerose specie d’ittiofauna endemica. Fra mammiferi che vivono sulle coste del Caspio abbiamo la foca del Caspio (Pusa caspica o Phoca caspica), la più piccola specie di foca esistente, è l’unico mammifero che vive nel Caspio (è endemica) ed occasionalmente si sposta nei delta dei fiumi immissari. Abbiamo poi altri mammiferi terrestri come: roditori, gazzelle (“djeiran”, Gazella subgutturosa), l’antilope (Saiga tatarica), di cui vi sono ancora alcuni branchi selvaggi che vivono nelle boscaglie costiere, orsi selvaggi, lontre (Lutra lutra), volpi (Vulpes vulpes), visoni europei ed altri mammiferi ancora. Il più famoso ungulato delle coste caspiche è il cinghiale (Sus scrofa) che viene attivamente cacciato. Le risorse naturali del mar Caspio sono considerate di elevato valore commerciali e gli uccelli, i pesci, i crostacei ed i mammiferi sono cacciati.
Gli uccelli migratori del Caspio.

Il mar Caspio si trova sulla via migratoria di numerose specie di uccelli e viene considerato come un importante corridoio per la zona eurasiatica. La maggioranza degli uccelli migratori della regione siberiano asiatica in autunno si concentrano nella zona nord del mar Caspio per poi portarsi sulle coste ovest e sud sfruttando zone climatiche più miti ed i rilievi del sud del Caspio. In primavera gli uccelli intraprendono la via a nord per ritornare ai propri siti d’origine. Sulle coste dell’Azerbaigian possiamo trovare alcune specie migratorie di particolare interesse quali l’oca selvatica, detta anche “oca cenerina” proprio per la caratteristica sfumatura grigio-cenere del suo piumaggio (Anser anser), l’anatra ferruginosa (Aythya nyroca), l’oca che fischia (Anas crecca), l’anatra grigia (Anas superciliosa), il tordo dalle ali rosse (Turdus iliacus) ed altre specie. Fra gli uccelli migratori del Caspio possiamo ricordare: il pellicano rosa (Pelecanus rufescens, rimasto in poche centinaia d’esemplari) e il pellicano dalmata (Pelecanus crispus), l’airone giallo (Nyctanassa violacea), il grande flamingo (Phoenicopterus ruber, se ne stimano 35.000), e l’aquila dalla coda bianca (Haliaeetus albicilla). L’aviofauna si concentra anche sulle coste delle regioni del Daghestan e dell’Astrakan (Russia).
Anomalo bloom algale.
Un anomalo bloom algale (ovvero una proliferazione abnorme di alghe) ha interessato il Sud Caspio nel 2005, il fenomeno si è sviluppato su un’area stimata in 20.000 km2. Iniziato nella seconda decade di agosto andò avanti fino alla fine di settembre e si sviluppò molto rapidamente. L’analisi delle immagini satellitari degli anni precedenti, dimostrarono come il fenomeno, che l’antropizzazione delle acque del Caspio, non si fosse verificato in precedenza. Alla metà di settembre il bloom algale raggiunse le coste iraniane creando apprensione fra i cittadini e problemi alla pesca. L’organizzazione per le ricerche sulla pesca (IDRO), individuò un cianobattero del genere Nodularia come responsabile del bloom. Lo spessore dello strato algale era di 10 cm e poteva creare numerosi problemi d’inquinamento sulle coste. Fortunatamente le condizioni climatiche ne prevenirono la propagazione e ne favorirono la dispersione.
Possibilità d’inquinamento.
Il fiume Volga, il più grande d’Europa, negli anni ha diminuito il proprio apporto per la costruzione di numerose dighe sul proprio corso; il basso corso è stato fortemente antropizzato e, anche se con il calo delle attività produttive lungo il proprio corso gli inquinanti sono calati, rimangono pur sempre consistenti. I dati attuali non sono ancora dettagliati ma si pensa che il Volga sia una delle principali fonti di inquinamento ambientale del Caspio. Il bacino del Caspio è ricco in depositi d’idrocarburi, inoltre vi è un significativo numero d’infrastrutture al servizio dell’industria del petrolio e del gas. Nuove esplorazioni ed impianti sono in via di attuazione. L’entità dell’estrazione degli idrocarburi e l’attività dell’industria connessa sono un rischio costante per la qualità delle acque del Caspio; vi sono inoltre dei canali che collegano il Caspio con il mar Nero ed il mar Baltico, come il canale Volga-Don, che potrebbero causare dei problemi ambientali. La popolazione che oggi vive sulle rive del Caspio si attesta sugli 11 milioni, concentrati sulle coste ovest e sud, in Iran e Azerbaigian. Le principali attività economiche del bacino del Caspio sono pesca, agricoltura, l’allevamento, produzione d’idrocarburi e industria correlata. Si aspetta che l’industria degli idrocarburi si sviluppi enormemente nei prossimi anni. In termini economici la pesca degli storioni, negli anni migliori, valeva fino a 6 miliardi di USD per anno.
La Mnemiopsis leidyi, una nuova minaccia per la biodiversità.

Nel 1980 l’introduzione accidentale di una nuova specie di medusa (una Ctenophora lobata, Mnemiopsis leidyi) nel mar Nero e poi nel Caspio ha provocato effetti negativi sull’intero ecosistema, facendo diminuire lo stock di pesce pelagico. Infatti la medusa si nutre nella stessa nicchia ecologica del pesce pelagico ed è molto aggressiva; la presenza di Mnemiopsis è stata una delle principali ragioni del calo della pesca di pesce pelagico. Fu trasportata nel mar d’Azov e nel Caspio attraverso il canale Volga-Don e dal nord al sud del Caspio tramite le imbarcazioni commerciali. M. leidyi, infatti, è una vorace predatrice di zooplancton ed entra in competizione con la kilka, sardina iraniana (Clupeonella spp.), ed altre specie pelagiche. Dal 2001 si è notata una notevole contrazione dell’estrazione delle specie pelagiche nel Caspio; le stime attestano un calo del 50% della pesca della kilka in Iran, Azerbaigian e Russia. La medusa M. leidyi influenza anche gli organismi più in alto nella catena trofica come gli storioni e la foca caspica.
Progetto CASPECO.
I principali problemi ambientali del mar Caspio si possono così riassumere: forte declino di alcune specie ittiche come gli storioni per overfishing e pesca INN (pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata); degrado delle coste con danneggiamento degli habitat; declino della qualità ambientale e biodiversità;
rischio nell’introduzione di nuove specie; contaminazione dagli impianti offshore di olio e gas; degrado delle infrastrutture costiere.
Le preoccupazioni derivate dai soprannominati problemi ed in particolare dalle minacce alla biodiversità, la degradazione degli ecosistemi, l’overfishing, ha raggiunto tutti gli stakeholders anche a livello internazionale.
La risposta, tramite l’aiuto del Global Environment Facility (GEF) e con un solido apporto a livello regionale dei cinque stati Caspici (Azerbaigian, Iran, Kazakistan, Turkmenistan, Russia) sotto l’ombrello del Caspian Environment Program, è venuta con l’attuazione del progetto CASPECO. I maggiori partner di CASPECO sono GEF, UNEP, EU, UNDP, UNOPS e gli stakeholders locali (con una forte collaborazione da parte dei cinque stati caspici). Il progetto CASPECO ha come obiettivo quello di riabilitare gli stock ittici del Caspio e di ricostituirne i logorati ecosistemi tramite le seguenti azioni:
migliorare il livello delle biorisorse attraverso l’applicazione di una gestione basata sulla conservazione degli ecosistemi;
fortificare la gestione politica delle risorse ambientali degli stati caspici.
Nel programma CASPECO si è iniziata un’importante azione che riguarda il monitoraggio dei siti riproduttivi dei pesci anadromi (spawning ground) e le possibilità di passaggio delle specie ittiche migratorie negli immissari del Caspio (fish passage). Le specie di storioni residenti nel Caspio sono il principale obiettivo di quest’attività. L’azione è iniziata nell’ottobre del 2010 ad Astana con i rappresentanti scientifici dei 5 stati caspici. La riunione ha definito una chiara strategia per fare un inventario di tutti i siti riproduttivi attivi per i pesci migratori e per individuare i principali ostacoli che ne limitano la riproduzione. Nella primavera 2011 ci sono state le prime missioni per controllare l’effettiva presenza dei siti riproduttivi prima della riunione finale ad Astana con tutti i rappresentanti dei Paesi rivieraschi. Nel futuro meeting da organizzare nel 2011 si presenteranno gli studi e vi saranno proposte e progetti per la conservazione dei siti riproduttivi del Caspio e per limitare il declino delle popolazioni dei pesci migratori.
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