Nonostante le aree caspiche siano ricche di risorse naturali, in particolare di idrocarburi, che solo ora incominciano ad essere sfruttati, il mar Caspio ha una grande importanza per la sua particolare biodiversità derivata da numerose peculiari caratteristiche climatiche e ambientali.
Le riserve petrolifere dell’intera regione caspica sono stimate in 18-35 miliardi di barili, comparabili a quelle degli USA (22 miliardi) e a quelle del mare del Nord (17 miliardi), mentre le riserve di gas naturale sono considerate ancora più grandi (Energy Information Administration US).

Classificato come lago, il mar Caspio è la più grande massa d’acqua interna del globo ed è situato fra la parte meridionale dell’Europa dell’Est ed il continente asiatico.
È lungo approssimativamente 1.030 km ed ha una larghezza che varia da 435 a 196 km. Non ha connessioni con gli oceani e la sua superficie si trova a 26,5 m al di sotto del livello del mare. Attualmente le sue coste si estendono per 7.000 km, con un’area di 386.400 km2; il volume è di 78.700 km3 (dati CASPECO). Ha una salinità approssimativa di 1,2%, circa un terzo della salinità media dei principali oceani.
Chiamato “Gilan” nelle antiche carte, attualmente il mar Caspio prende il nome da alcune popolazioni che vivono sulle sue coste. Si trova nella cosiddetta “Depressione Caspica” e un tempo, quando il bacino era allo stesso livello degli altri mari, faceva parte di una massa d’acqua molto più vasta, che si estendeva dal mar Nero sino al lago d’Aral.
La salinità del mar Caspio, come si è detto di circa un terzo di quella delle acque degli oceani, è dovuta al fatto che questo bacino d’acqua trae origine da un ramo separato dell’Oceano Tetide (Tethys Ocean), più esattamente il Paratetide, collegato all’Atlantico e al Pacifico. Questo mare marginale cedette poi gradualmente terreno nel tardo Miocene, come conseguenza dell’orogenesi delle Alpi che interessa anche i Pirenei, i Carpazi, le Alpi Dinariche e i monti dei Balcani. I resti di quello che 5 milioni di anni fa era un mare sono oggi il lago di Neusiedl e di Balaton nella pianura Pannonica ed il mar Nero, il mar Caspio ed il lago d’Aral. Gli apporti d’acqua poi, dovuti anche allo scioglimento dei ghiacci, variarono molto nel corso dei millenni alternando periodi piovosi e secchi che hanno creato il livello attuale di salinità.

Il fiume Volga immette circa l’80% delle acque del Caspio. Le zone a nord hanno salinità basse per le grandi masse di acque dolci portate da Volga ed Ural, mentre in altre zone, come nell’insenatura di Kara-Bogaz-Gol (in Turkmenistan), la salinità raggiunge il 30 per mille ed oltre. Quest’ultima area può essere connessa o meno con il Caspio a seconda della pluviometria, fattore che ne aumenta e diminuisce il livello delle acque. Nel tempo, il livello del mar Caspio è variato in sincronia con l’immissione dal Volga, a sua volta dipendente dalla pluviometria nel grande bacino. Le precipitazioni a loro volta dipendono dalle variazioni dovute all’influenza della depressione nord-atlantica sulle aree continentali europee. In ultima analisi, il livello del mar Caspio è influenzato dalle condizioni atmosferiche del Nord Atlantico migliaia di chilometri a nord e ad ovest.
Il Kara-Bogaz-Gol.
Il Kara-Bogaz-Gol è situato sulla costa orientale del Caspio, in Turkmenistan, ha un’estensione di circa 13.000 km2 ed una salinità del 35%. Il suo volume d’acqua e la sua estensione subiscono variazioni stagionali anche sensibili correlate a quelle del mar Caspio, con il quale confina ad ovest e da cui è separato da una lingua di sabbia interrotta da uno stretto canale naturale largo poche centinaia di metri.
Si può considerare come fra i più grandi complessi lagunari del mondo e un potente bacino di evaporazione per il Caspio. Quando il livello del Caspio è alto, la corrente in entrata nel Kara-Bogaz-Gol è molto forte ed anche il livello della laguna è alto; quando il livello del Caspio è basso, la corrente si attenua e anche il livello della laguna cala (il nome del golfo deriva proprio da questa intensa corrente, Kara-Bogaz-Gol nella lingua locale significa infatti “lago dallo stretto poderoso”).
All’inizio del XX secolo, quando il livello del Caspio era molto più alto, il flusso verso il Kara-Bogaz-Gol raggiungeva 30 km3 di acqua all’anno, corrispondente alla perdita di molti centimetri per il Caspio.
Durante i decenni successivi, fino agli anni ‘70, il livello del Caspio si abbassò, perdendo ben 2,5 m tra il 1930 e il 1977. Nel tentativo di ostacolare un ulteriore ipotetico calo, venne costruita una diga, terminata nel 1980, che isolò il Kara-Bogaz-Gol dal bacino caspico, impedendo ulteriori uscite di acqua verso la laguna. Già nel 1977 però il livello del Caspio riprese a salire, rendendo inutile la diga in costruzione, che una volta operativa creò gravi problemi alle basse acque della laguna. Il Kara-Bogaz-Gol cominciò a prosciugarsi sconvolgendo la fiorente attività estrattiva del sale e provocando una grave forma di inquinamento dovuto al trasporto eolico delle polveri erose dai fondali salmastri prosciugati (analogamente a quanto sta accadendo nel lago Aral), tanto che nel 1983 il bacino era quasi completamente prosciugato. Di conseguenza, nel 1984, venne aperta una condotta idrica nella diga, comunque insufficiente a rifornire di acqua la laguna, e solo nel 1992 venne ristabilito il flusso completo attraverso lo stretto. Questo è un esempio di come grandi lavori d’ingegneria siano stati eseguiti per bilanciare l’effetto della variabilità naturale.
Almeno dal 1920 questo bacino d’evaporazione naturale è stato sfruttato come miniera di sale sia direttamente sia pompando le sue acque sotterranee in specifici bacini d’evaporazione; Bekdash è la città ove si concentra l’industria del sale.
La regione caspica.
Come sopra accennato, il principale fattore che influenza il livello del Caspio è rappresentato dagli apporti degli immissari, in particolar modo del fiume Volga, e l’evaporazione della propria superficie. La portata degli immissari varia a seconda della pluviometria delle aree drenate ma è ulteriormente diminuita dall’uso agricolo delle acque e dalle numerose dighe che sbarrano gli immissari.
Il Caspio si può considerare diviso in tre aree: sud, centrale e nord. La parte nord copre circa il 25% della superficie totale mentre la rimanente area si divide equamente fra la parte centrale e il sud, rispettivamente con il 37% circa. Considerando il volume dell’acqua la parte nord contiene solo lo 0,5% del volume — rispecchiando fedelmente la batimetria in quanto la parte nord è poco profonda (profondità media di 5 metri) — mentre nella parte centrale abbiamo la depressione del Derbent con una profondità di più di 500 metri, e, infine, la depressione sud con il punto più profondo a 1.050 metri dalla superficie.
Ci sono circa 130 immissari grandi e piccoli la maggioranza dei quali s’immette nella costa nord e ovest. Il più grande è il Volga, nella parte nord. Oltre il 90% dell’acqua immessa dai fiumi deriva da soli 5 grandi fiumi: Volga – 241 km3; Kura – 13 km3; Terek – 8,5 km3; Ural – 8,1 km3 e Sulak 4 km3. Il rimanente proviene dai fiumi iraniani e da piccoli fiumi nella parte ovest. Non ci sono invece corsi d’acqua permanente nella parte est.
Il delta del Volga, che drena con il suo corso molti milioni di km2 (il 20% della superficie europea), è situato nelle zone lagunari di Prikaspiisk con una superficie di circa 10.000 km2 e con una larghezza di 200 km circa.
Una caratteristica del delta sono le colline dette Baer Knolls, di altezza fra i 3 ed i 20 metri, che sono state formate dall’azione del vento sui sedimenti del fiume. Il Volga scarica 8 milioni di tonnellate di sedimenti all’anno nel mar Caspio. Fra le colline si trovano numerosi passaggi ed isole con un complesso reticolo di canali. Il canale navigabile Volga-Caspio viene spesso dragato per mantenere una profondità minima di 2 metri. La regione caspica è nel centro dell’area zoo-geografica paleoartica e si divide in due principali ecosistemi: il primo freddo, continentale con aree desertiche e semi desertiche nel nord e nell’est, il secondo più caldo con altopiani a sistemi montuosi nel sud-ovest e a sud, con una più complessa frammentazione climatica. Nell’ovest del delta del Volga si trovano alcune zone a prateria, tipica dei climi temperati. Nel Caspio l’ampia varietà climatica ha permesso lo sviluppo di un’accentuata biodiversità anche per la presenza di estese lagune nei vari delta del Volga, dell’Ural, del Kura e grazie alla laguna ipersalina di Kara-Bogaz-Gol.
La biodiversità dell’ambiente acquatico caspico deriva dalla lunga storia del mare e dal proprio isolamento, fattore che ha dato ampio respiro alla speciazione. Il numero di taxa endemici acquatici, superiore ai 400, è impressionante. Ci sono 115 specie di pesci, alcune considerate anadrome, perché migrano, per la riproduzione, dal mar Caspio ai fiumi immissari. Le più conosciute specie migratrici sono le sette specie e sottospecie di storione, che sono state un’importante risorsa ittica per molto tempo, inoltre, abbiamo la foca del Caspio, una delle due specie di foca che vive in acqua dolce o poco salata (l’altra vive nel lago Bajkal).
Recentemente è avvenuto l’incrocio fra gli storioni del mar Caspio e del mar Nero attraverso il canale Don-Volga. Non si conoscono gli effetti di questo fenomeno sull’ambiente caspico. Nei dintorni del mar Caspio, le lagune deltizie e salate, le grandi aree periodicamente inondate ed i laghi poco profondi attraggono un grande numero di uccelli durante le migrazioni stagionali. Queste aree popolate di numerose specie migratorie hanno grandi potenziali da un punto di vista ecoturistico. Alcuni fiumi dell’Asia Centrale come l’Amu Darya (conosciuto con il nome di “Oxus” in greco) ed altri provenienti dall’Himalaya, confluivano nella parte est del mar Caspio e nel lago d’Aral (nella cartina riportata in questa pagina si possono notare i fiumi immissari del Caspio e come vi sia una chiara assenza d’immissari nella zona est). Indubbiamente gli ambienti caspici sono di grande interesse per scienziati e tecnici specializzati che sono sempre stati attratti dalle bellezze naturalistiche di queste zone.
Concludendo e riassumendo, tra le caratteristiche principali delle zone caspiche si possono elencare: le riserve d’idrocarburi che hanno portato qui le grandi compagnie petrolifere, le grandi risorse ecologiche caratterizzate da una grande biodiversità e, da non dimenticare, le grandi culture dei popoli che si affacciano sul Caspio strettamente legate alla storia euroasiatica ed alle risorse naturali caspiche.
Biodiversità.
La complessa storia della formazione del mar Caspio ha permesso la formazione di numerosi habitat. Il mar Caspio è rimasto isolato migliaia di anni fa dagli altri oceani e l’isolamento ha permesso la speciazione di numerosi animali rari, in particolare degli storioni. Le stesse specie di storioni che popolano il lago oggi esistevano 200 milioni di anni fa al medesimo tempo dei dinosauri, perciò possono essere considerate dei “fossili viventi”. In quell’epoca gli storioni abitavano molte zone marine, mentre più tardi, con i processi evolutivi, probabilmente per la competizione con altri pesci, gli storioni iniziarono ad estinguersi salvo in zone specifiche. Il Caspio servì come riserva e habitat per diverse specie ittiche.
Habitat per le specie ittiche.
Normalmente vi sono tre differenti habitat per le specie ittiche: habitat riproduttivo, habitat per il pascolo e quello per lo svernamento. Per le specie non migratorie tutti e tre gli habitat coincidono. Le specie semi-migratorie pascolano preferibilmente nel mare e per lo svernamento e la riproduzione si portano nei fiumi. Alcune specie marine migrano in modo considerevole all’interno delle aree caspiche. La maggior parte delle specie caspiche vive nelle zone costiere di profondità, dai 50 a 70 metri. La salinità ottimale per la maggioranza delle specie commerciali è 8 g/litro e durante le annate con alti livelli delle acque, la salinità ottimale copre tutto il Nord Caspio e le aree costiere nelle vicinanze degli immissari fino alla zona caspica centrale.
Pesci migratori, lo storione.

Lo storione, la più pregiata specie commerciale, si riproduce nei fiumi del bacino del Caspio con un comportamento anadromo. Questa specie, insieme ai salmoni caspici, migra per molte centinaia di chilometri lungo il corso dei fiumi. Gli storioni selezionano aree con ghiaia o sabbia grossolana per deporre le uova con preferenze simili ai salmoni, anche se le medesime aree riproduttive sono utilizzate in periodi differenti. Purtroppo la costruzione di dighe, la presenza di altri ostacoli, la mancanza d’acqua (usata per l’irrigazione) e il degrado dell’habitat restringono notevolmente le zone riproduttive nei fiumi del Caspio. Le grandi dighe sul Volga hanno ridotto le capacità del fiume notevolmente, restringendo le zone riproduttive vicino al delta. Prima c’erano 53 siti di deposizione delle uova degli storioni nel fiume Kura e 290 nell’Araks, attualmente le zone di riproduzione si sono notevolmente ridotte. Le aree di riproduzione ove le specie migratorie anadrome si alimentano, depongono le uova e le fecondano, si trovano principalmente nei seguenti corsi d’acqua: il Volga, l’Ural, i fiumi del Daghestan (Samur, Terek) e dell’Azerbaigian (Kura, Lenkoran, Astara) ed il Sefid-Rud.
Alimentazione degli avannotti di storione.
Nel fiume Kura gli avannotti di storione (16-73 mm, lunghezza totale) si alimentano di Mysidae, Chironomidae e Gammaridae. Nelle aree del Sud-Est del Caspio gli storioni di 2-3 anni consumano prevalentemente granchi e pesci. Lo storione persiano, di 81-120 cm, si alimenta con il 53,4% di pesce.
Periodi di riproduzione.
La deposizione degli storioni nel Volga avviene in luglio-agosto, secondo delle temperature medie stagionali e con una temperature dell’acqua di 20-22°C. Nel Kura la deposizione avviene da aprile a settembre, con picchi in agosto, infine, nell’Ural, in giugno-luglio. Nel Volga, negli anni con condizioni idrogeologiche favorevoli e con un regime idrico favorevole, consistenti deposizioni avvengono a 4-8 metri di profondità, da maggio a giugno, con una velocità della corrente di 1-1,4 m3 sec-1, temperature dell’acqua 8-15°C, con un livello massimo delle acque nel fiume.
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