1.- Tigri a rischio: nell'anno internazionale delle biodiversità, il Wwf lancia l'allarme.

Non tutto è perduto, ma ne restano al mondo solo 3200 esemplari.
Nell'anno internazionale delle biodiversità, il Wwf lancia l'allarme sulla possibile estinzione in tempi relativamente brevi delle tigri. Il meraviglioso felino abita il nostro pianeta da millenni.
Ma sempre più spesso il suo habitat naturale è soggetto ad attacchi da parte dell'uomo: deforestazione, consumo del territorio, inquinamento.
Il Wwf ha calcolato che dal 1940 ad oggi si sono già estinte tre sottospecie di tigre e una quarta, la tigre della Cina meridionale, non viene più avvistata in natura da circa 25 anni.
2.- La tigre dell'Amur o tigre siberiana con una popolazione attuale in modesta ripresa dopo un lungo periodo di declino.

La tigre dell'Amur o tigre siberiana (Panthera tigris altaica, Temminck 1844) è una rara sottospecie di tigre, un mammifero carnivoro della famiglia Felidae. La sua popolazione attuale - stabile o in modesta ripresa dopo un lungo periodo di declino - conta alcune centinaia di esemplari diffusi prevalentemente nell'Estremo Oriente russo e, in misura minore, nell'area di confine con la Manciuria e la Corea del Nord.
La tigre dell'Amur si differenzia dalle altre sottospecie di tigre anche per il mantello, dalle tonalità più chiare con strisce di colore marrone scuro invece che nere.
Il mantello invernale differisce sensibilmente da quello estivo sia nella forma (è più lungo, spesso e folto) sia nel colore (si schiarisce ulteriormente o assume delle tonalità ocra) per offrire alla tigre un migliore mimetismo e una protezione efficace contro le rigide temperature del proprio habitat naturale.
3.- La Tartaruga liuto è la più grande tra le tartarughe marine.

La Tartaruga liuto (Dermochelys coriacea Vandelli, 1761) è la più grande tra le tartarughe marine. È l'unica specie del genere Dermochelys e della famiglia Dermochelyidae.
Nel 1760 una gigantesca tartaruga marina, catturata nei dintorni di Ostia venne donata all'Università di Padova da Papa Clemente XIII.
La catalogazione e la sua raffigurazione fu opera insigne di Domenico Agostino Vandelli che nel 1761 gli diede la denominazione Dermochelys Coriacea Testudo.
La Dermochelys servì a Carlo Linneo per la sua descrizione della specie pubblicata nella XII edizione del Systema Naturae.L'esemplare viene ancora oggi conservato in originale presso il Museo di Zoologia dell'Università di Padova.
4.- Rettili misteriosi del territorio lariano: tradizioni inerenti rettili misteriosi esistono da sempre ed in ogni luogo.

Tradizioni inerenti rettili misteriosi esistono da sempre ed in ogni luogo, ed anche in Italia esse non mancano.
Nel Medioevo si nominavano diverse creature mostruose, una delle quali era il Basilisco. Rettile mostruoso ed ibrido, nasceva da un uovo deposto da un gallo (sì, proprio così) ed in seguito covato da una serpe. Ciò che sgusciava era una sorta di serpentello dotato di zampe da uccello, 2 o 4 alucce, cresta e bargigli tipici dei volatili.
Pericolosissimo, poteva avvelenare le acque solo con la sua presenza, oltre ad uccidere uomini ed armenti col potentissimo veleno o semplicemente con lo sguardo o il suo fischio penetrante. Era l’incarnazione del lato oscuro e “malvagio” della natura, che fino all’ '800 era ancora spiegata usando concetti di pura fantasia.
5.- Il grifone del Bengala ha subito un drastico calo a causa dell'avvelenamento da diclofenac.

Il grifone del Bengala (Gyps bengalensis) è un avvoltoio del Vecchio Mondo della famiglia degli Accipitridae, che comprende anche le aquile, nibbi, poiane e falchi.
Esso è strettamente legato al grifone europeo. Si riproduce sulle falesie o sugli alberi nella parte settentrionale e centrale dell'India, in Pakistan e nell'Asia del sud-est, la femmina depone solo un uovo. Gli uccelli a volte formano delle vere e proprie colonie.
La popolazione è per la maggior parte residente. Come altri avvoltoi si tratta di un animale che si nutre di carogne, contribuendo a ripulire l'ambiente dalle carcasse degli animali morti, che si trovano sia nella savana che nei pressi delle abitazioni umane.
6.- Il Varano di Komodo o Drago di Komodo è il più grande sauro vivente.

Il Varano di Komodo o Drago di Komodo (Varanus komodoensis) è il più grande sauro vivente, un rettile che può raggiungere lunghezze superiori ai due metri.
Morfologicamente assimilabile a una lucertola di grandi dimensioni, ha la lingua biforcuta, la pelle squamosa tendente all'azzurrognolo, è carnivoro e molto aggressivo.
Questa specie, come suggerisce il nome, vive principalmente sull'isola di Komodo, in Indonesia, e in altri arcipelaghi vicini.
Questo enorme rettile è il più grande quadrupede squamato e misura mediamente 2,5-3 m di lunghezza e arriva a pesare anche 100-135 kg.
7.- I ritrovamenti del Celacanto, il "fossile vivente" in acque sudafricane.

Il Celacanto è l'unico genere esistente della famiglia dei Latimeriidi; rappresentante della più antica linea evolutiva di pesci che si conosca. Si pensava che i celacanti fossero estinti sin dal Cretaceo, fino a quando un esemplare venne pescato nel 1938 in Sudafrica, nell'Oceano Indiano all'altezza della foce del fiume Chalumna. In seguito furono trovati altri esemplari nelle isole Comore, Sulawesi, in Indonesia, Kenya, Tanzania, Mozambico, Madagascar e in Sudafrica, nell'area protetta iSimangaliso Wetland.Il celacanto fa parte della classe dei Sarcopterigi; ha le pinne pettorali e anali su protuberanze carnose sostenute da ossa; la pinna caudale è suddivisa in tre lobi, dei quali quello di centro include un prolungamento del notocordo.
8.- Animali sudamericani estinti.

Secondo l’
IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) molte popolazioni di alcune specie animali al mondo sono diminuite, o sono in diminuzione, dell’
80% entro tre generazioni. Questa è l’ultima tappa prima di dichiarare come estinti questi animali che oggi vivono allo stato selvatico. Altro che
protezione della biodiversità quindi.
Si dice estinzione la scomparsa di una determinata specie di organismi viventi: è contrapposta alla speciazione, il processo opposto per cui una nuova specie nasce a partire da una preesistente.
Le cause principali di una estinzione possono essere diverse: un mutamento improvviso dell'ambiente in cui vive la specie, tanto che gli esemplari non riescono ad adattarsi; la comparsa di una specie concorrente (per il cibo) o di una specie predatrice. I campanelli d'allarme che segnalano il rischio di estinzione di una specie sono due: la diminuzione dello spazio vitale, cioè dei territori e habitat che questa speci
9.- Specie rischio estinzione: mammiferi minacciati.

Il fenomeno naturale dell'estinzione di una specie è un fenomeno biologico molto lento in un ecosistema equilibrato viene compensato dalla comparsa di specie nuove; si tratta quindi di un fenomeno che non impoverisce la varietà degli organismi viventi.
Diversa, e per molti versi allarmante, è invece la situazione creatasi negli ultimi 150 anni, a partire dalla Rivoluzione industriale: molte specie sono scomparse e altre rischiano l'estinzione non in seguito a fattori naturali ma per effetto della pressione dell'uomo sull'ecosistema.
Il numero di specie che si sono estinte in questi anni non ha precedenti nella storia biologica.
10.- Quante specie di uccelli vivono in Italia?

Sono circa 250 (per l’esattezza 246) le specie sicuramente nidificanti nel nostro Paese. A queste si aggiungono diverse decine di specie svernanti, migratrici o cosiddette “accidentali” (cioè, che capitano raramente nel nostro Paese), per un totale complessivo di oltre 530 specie.
Un numero notevole, che testimonia dell’importanza naturalistica, anche per via dell’avifauna, che ha il nostro Paese.
Una prima importante distinzione da operare è quella relativa alle abitudini “geografiche” degli uccelli. Posto che gli uccelli non conoscono alcun confine politico o amministrativo – e proprio per questo l’efficacia di ogni azione di tutela si misura, il più delle volte, dall’essere coordinata a livello almeno europeo, possibilmente globale – è utile distinguere le specie in nidificanti , migratrici e svernanti .
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