Il
lupo appenninico (Canis lupus italicus) è una sottospecie del
lupo che popola le foreste e i boschi della dorsale appenninica.
Il recente aumento della popolazione lo ha portato a distribuirsi anche sul settore occidentale dell'arco alpino.
All'inizio degli anni settanta era considerato quasi in via di estinzione a causa della persecuzione perpetrata dall'uomo.
Il lupo appenninico salvato dall'estinzione.
Il lupo appenninico è più piccolo, snello e slanciato rispetto al lupo comune: il peso di un esemplare maschio si aggira attorno ai 35-40 kg, mentre nell'esemplare femmina il peso è di circa 25–30 kg.
La lunghezza media è di circa 150 cm, mentre l'altezza media è di circa 60–70 cm. Il pelo è generalmente di colore grigio-marrone.
Caratteristiche.
L'alimentazione è quella del carnivoro puro, che oltre a predare animali di grandi dimensioni quali cervi, caprioli e cinghiali, nonché, occasionalmente ovini e bovini domestici, basa la sua alimentazione su piccoli vertebrati, carcasse e rifiuti.
La predazione che esercita sul bestiame allevato ha determinato una persecuzione da parte dell'uomo e in alcune zone ha portato all'estinzione della specie.
Popolazione.
Anno Numero di esemplari
1968 300
1971 200
1976 100-110
1982 200
1986 250
1990 400
1995 500
2000 600
2010 1.000
2013 1.500
2015 1.600-1.900
Conservazione.
Fino alla fine del XIX secolo, questo mammifero era ampiamente diffuso sui monti ed in pianura.
Stato di conservazione
Dagli inizi del Novecento iniziarono le persecuzioni nei confronti di questo animale. In un breve arco di tempo, la popolazione diminuì drasticamente e il lupo scomparve definitivamente dalle Alpi, dalla Sicilia e, negli anni successivi, anche negli Appennini si riscontrò un forte calo del numero di individui.
Dopo la seconda guerra mondiale la situazione divenne sempre più grave, e il numero dei lupi appenninici si ridusse fino a toccare il minimo storico documentato negli anni settanta.
Nel 1972 Luigi Boitani ed Erik Zimen furono incaricati di eseguire la prima indagine italiana sulla situazione del lupo appenninico svolta con una metodologia sistematica: prendendo come riferimento un'area che si estendeva dai Monti Sibillini (a nord) fino alla Sila (a sud), essi stimarono il numero complessivo degli esemplari in 100-110 al massimo.
La ripresa.
A partire dagli anni settanta vennero attuate le prime politiche di conservazione, che favorirono l'aumento della popolazione. Nel 1971 partì la campagna del Parco Nazionale d'Abruzzo e del WWF significativamente chiamata "Operazione San Francesco" e nel 1976 vennero promulgate le prime leggi di conservazione.
Nei primi anni ottanta una nuova indagine stimò il numero degli esemplari in circa 220-240 individui, in espansione. Negli anni novanta nuove stime portarono il numero a circa 400 lupi, con in più il ripopolamento di zone, come le Alpi Occidentali, dalle quali questi animali erano scomparsi da quasi un secolo.
Contemporaneamente rinascevano comportamenti persecutori da parte dell'uomo: ad esempio, negli anni ottanta, a seguito della ricomparsa di un piccolo nucleo di lupi nel comprensorio dei
Monti Lepini, si attivarono nella zona squadre di armati che spesso arsero vive nelle tane intere cucciolate.
In un episodio emblematico, accaduto nel 1983 a Carpineto Romano, un cucciolo di lupo, dopo essere stato barbaramente ucciso, venne inchiodato al portone del municipio, come monito per gli ambientalisti.
La popolazione odierna, tenendo conto delle comunità alpine e di quelle presenti nel territorio peninsulare, è composta da un numero di individui che si aggira tra le 600 e le 1.000 unità, con la popolazione alpina composta da circa 100-120 esemplari e quella peninsulare da 500-80.