
Questo è Djala, un gorilla di pianura occidentale, fotografato in un santuario inglese gestito dalla Fondazione Aspinall. Fu salvato in Gabon negli anni '80 da cucciolo, dopo aver visto tutta la sua famiglia uccisa dai bracconieri. Presso il centro di recupero, superò gradualmente i profondi traumi della sua infanzia e 30 anni dopo fu riportato a casa nelle foreste del Gabon con la sua nuova famiglia. In natura, la sua salute è migliorata: le protuberanze sopra l'occhio sinistro si sono ritirate, ha perso peso in eccesso e continua a vivere nonostante l'età avanzata. Salvare e reintrodurre i gorilla è costoso e alcuni ambientalisti criticano questo approccio, sostenendo che i fondi potrebbero essere utilizzati in modo più efficace per proteggere questi animali in via di estinzione in natura.
Gorilla, elefanti, scimmie e le splendide foreste tropicali rappresentano il cuore pulsante del bacino del Congo, ma le risorse naturali stanno scomparendo per colpa di veri e propri criminali di natura che eliminano animali protetti, distruggono le foreste ed estraggono illegalmente materie preziose, tutte attività che spesso finiscono per finanziare i conflitti armati. I gorilla di pianura occidentale sono considerati critically endangered secondo la classifica della famosa Lista Rossa dell’IUCN che indica le specie del mondo in via di estinzione differenziandone le categorie a seconda del loro status, che ne stima una popolazione di un massimo di 100.000 individui distribuiti tra i seguenti stati: Angola, Cameroon, Repubblica Centrafricana, Congo, Repubblica Democratica del Congo Guinea Equatoriale e Gabon. Sempre secondo l’IUCN questa sottospecie di gorilla è interessata da un trend di riduzione che ha condotto alla perdita dell’80% dell’intera popolazione. Il 60% è scomparso nel corso degli ultimi 20-25 anni. Nel Congo nord orientale ancora oggi il 5% della popolazione di gorilla di pianura occidentale viene ogni anno trucidata dai bracconieri per il bieco commercio di carne e trofei. Secondo stime WWF perdiamo ogni anno il 10% di tutta la popolazione di questi gorilla sotto i colpi dei bracconieri. Non meno drammatico il destino degli elefanti in tutto il territorio africano: in molti paesi in pochi anni il bracconaggio ha sterminato intere popolazione e se all’inizio del secolo scorso sopravvivevano circa 5 milioni di elefanti (si stima ne esistessero circa 25 milioni nell’800) oggi ne sopravvivono a malapena 1/10 ovvero circa 450.000. Il WWF segnala che i branchi di elefanti continuano ad essere decimati dal bracconaggio per il commercio di avorio : ogni anno spariscono sotto i colpi di fucile oltre 30.000 elefanti africani. Nella Repubblica Democratica del Congo la popolazione di elefanti è scesa a meno di 20.000 capi dai circa 200.000 degli anni ’60. Altre aree ‘critiche’ per gli elefanti sono l’Africa centrale, la Tanzania (60% di perdite in 5 anni) e il Mozambico (50% in 5 anni). Non sono in condizioni migliori le diverse specie di rinoceronte: il commercio di corni di rinoceronte sta portando alla rapida estinzione questi animali simbolo e dagli anni ‘90 ad oggi è stato registrato un aumento del bracconaggio del rinoceronte del 9000% . In Asia la popolazione di tigri si è ridotta del 97% nell’ultimo secolo. Anche per le specie marine il pericolo è sempre in agguato: il WWF ha registrato una perdita complessiva del 49% di animali marini negli ultimi 40 anni. Il danno per la biodiversità e per le popolazioni locali è enorme.
Fonte: NGS
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