Circa ottant’anni, meno di un secolo. Un tempo che per la natura è molto breve, quasi un soffio, e nel quale potremmo ritrovarci a fare i conti con una vera catastrofe: la perdita di più della metà delle specie animali viventi. Già oggi, un quinto delle specie rischia l’estinzione, mentre nel 2100, di questo passo si arriverà a metà delle specie che potrebbero non esistere più. Non bisogna cedere al catastrofismo, neanche rispetto a una natura che troppo spesso non rispettiamo e non proteggiamo, ma questa volta l’allarme arriva da una fonte molto autorevole, la comunità mondiale dei biologi. Sono loro a metterci in guardia da un gigantesco spreco planetario, e sono loro che chiedono provvedimenti seri per scongiurare il pericolo.
Rana acquatica di Sehuencas
Così come i canarini nelle miniere di carbone, gli anfibi sono specie indicatrici per gli ecosistemi, e il loro declino a livello globale dovrebbe essere riconosciuto come un forte segnale di allarme per tutti noi. Esistono oltre 7.650 specie note di anfibi, e oltre il 40% sono attualmente in pericolo di estinzione. Oltre alla perdita dell’habitat e alla predazione da parte di specie non native, l’aumento delle temperature crea le condizioni per la diffusione di malattie mortali che stanno portando gli anfibi sull’orlo dell’estinzione.
Per 10 anni Romeo è stato l’unico esemplare noto di rana acquatica di Sehuencas, catturato nella foresta pluviale boliviana. Una campagna di raccolta fondi ha consentito di organizzare una missione per cercare la sua Giulietta, e ora altri cinque esemplari si trovano insieme a Romeo presso il Centro K’ayra del Museo di Storia naturale Alcide d’Orbigny della città boliviana di Cochabamba. “Le uniche rane acquatiche di Sehuencas conosciute sono quelle appartenenti a questo programma di allevamento, ma la specie non si è ancora riprodotta in cattività”, afferma Barney Long, responsabile senior delle strategie di conservazione di Re:wild, organizzazione non governativa per il ripristino della biodiversità, “se non riusciamo a ricreare le giuste condizioni per la riproduzione, questi animali sono destinati a morire di vecchiaia e la specie sarà persa per sempre”.
0 Commenti