Con il termine “rapaci” si intendono
gli uccelli predatori diurni e notturni. Si tratta di due Ordini molto lontani da un punto di vista sistematico e solo apparentemente simili.
I rapaci diurni sono, fra tutti gli uccelli, i predatori per eccellenza e comprendono aquile, falchi, avvoltoi, nibbi, poiane e sparvieri.
I rapaci notturni invece sono i veri “signori della notte” e comprendono gufi, civette, allocchi e barbagianni. Questi uccelli hanno generalmente un piumaggio screziato che gli permette di confondersi con l’ambiente durante il giorno, dei grandi occhi capaci di vedere anche nell’oscurità e un udito eccezionale.
Tutti i rapaci sono accomunati nell’aspetto da alcuni
tratti distintivi: dei robusti e affilati artigli e il becco adunco che gli permette di afferrare ed ucciderle le prede.
I Falconiformi sono un ordine di uccelli rapaci diurni di dimensioni variabili, da piccole a molto grandi, a distribuzione cosmopolita, caratterizzato da strette affinità filogenetiche con i Ciconiformi e Pelecaniformi.
L’ordine comprende 3 famiglie, di cui due presenti nella Regione Paleartica occidentale e in Italia. Le due famiglie presenti in Europa e in Italia sono: gli Accipitridi, composta da circa 220 specie, di cui 13 nidificanti in Italia (e 4 estinte come tali) con specie come le aquile, le poiane, le albanelle e gli avvoltoi; l’altra famiglia è quella dei Falconidi che riunisce circa 60 specie di cui 10 interessano l’Italia (con 6 nidificanti).
Quest’ultima famiglia include specie di falchi come il comune Gheppio
Falco tinnunculus, Pellegrino
Falco peregrinus e altre ben più rare come il Lanario
Falco biarmicus e il Falco della regina
Falco eleonorae.
Minacce.
La conservazione degli uccelli rapaci, è legata non solo alla persecuzione diretta da parte dell’uomo, ma anche ai danni derivanti dalle perturbazioni ambientali, essa presuppone infatti oltre ad una riduzione dell’impatto del bracconaggio, anche delle cause di mortalità accidentale (ad esempio urti contro elettrodotti), la tutela dei siti di nidificazione e il mantenimento di soddisfacenti livelli di produttività nelle catene alimentari di cui fanno parte.
La silvicoltura intensiva, l’utilizzo di pesticidi e fitofarmaci nell’agricoltura, il taglio non controllato dei boschi ed infine il bracconaggio sono tra le cause principali che contribuiscono alla scomparsa di molte di queste specie.
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