Piccolo passeriforme dalla forma rotonda e dai grandi occhi espressivi, il Pettirosso cela sotto l’aspetto dolce e mansueto un’indole orgogliosa e aggressiva. Lungo appena 14 cm, ha il dorso di un colore bruno-oliva, ventre bianco, sottili zampe rossicce e un’inconfondibile macchia rosso-arancio su petto e faccia, che caratterizza maschi e femmine della specie dai tre mesi di vita in su. Molto vivace e attento, si muove sul terreno con lunghi balzi, curvandosi per un paio di passi e poi arrestandosi all’improvviso in posizione eretta, facendo vibrare ali e coda come se volesse mettersi in mostra. Se qualcosa attira la sua attenzione, eccolo inclinare il corpo da lato a lato, muovendo ali e coda.
I boschi di conifere sono il suo habitat naturale, ma può adattarsi anche a zone antropizzate quali giardini, siepi, parchi delle aree urbane e boschetti. Questo accade di solito durante l’inverno, quando si fa più forte la necessità di trovare cibo. Infatti, pur essendo piuttosto schivo, il Pettirosso può avvicinarsi guardingo all’uomo, ad esempio quando, lavorando in giardino, smuove dalla terra vermi e insetti, di cui la specie è ghiotta.
Di indole battagliera e solitaria, il Pettirosso non mostra abitudini gregarie: possiede un senso di appartenenza territoriale molto spiccato e non ammette l’intrusione di suoi simili nel proprio territorio.
Non è raro osservarlo mentre scaccia in malo modo e, spesso, aggressivamente chiunque osi avvicinarsi al suo regno; gonfiando e mostrando minacciosamente il petto color fuoco, scuotendo ali e coda, oscillando da una zampa all’altra ed emettendo un fraseggio del proprio canto, in segno di avvertimento. Questi segnali aumentano di intensità fino a quando l’intruso non se va, a volte non prima di avere risolto la lite con una zuffa. Il senso di territorialità diviene ancora più accentuato quando condivide il territorio con la propria compagna.
Quando arriva la stagione degli amori, il Pettirosso abbandona infatti la consueta solitudine per corteggiare la femmina, arruffando le piume del capo e della gola e offrendole del cibo. Già alla fine dell’inverno, si formano coppie fisse che cominciano a difendere un proprio comune territorio. Il nido viene costruito tra le spaccature dei tronchi d’albero, oppure ai piedi delle siepi, in una piccola cavità vicino al suolo, ben nascosto tra foglie di edera; addirittura all’interno di oggetti dismessi e abbandonati dall’uomo (tubature, bottiglie o bollitori da tè abbandonati, scarponi, scatoloni sono solo alcuni esempi di siti “idonei”). Il nido si presenta come una piccola coppa rotonda di steli intrecciati, imbottito di foglie, piccole radici, muschio o peli.
Sei uova bruno-pallido vengono deposte tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, e covate dalla femmina per circa due settimane. Una volta nati, i pulcini vengono allevati da entrambi i genitori per circa 15 giorni, pur continuando in seguito, anche per diverso tempo, ad essere “imbeccati”. Spesso la coppia effettua due nidiate: alla nascita della seconda, è di solito il maschio a occuparsi del nutrimento dei nuovi arrivati. La dieta del Pettirosso è molto variegata: si nutre principalmente di piccoli molluschi, lombrichi, insetti e larve, ma è ghiotto anche dei frutti che offre il bosco: bacche, more, mirtilli, ribes, fragole, lamponi.
La specie è diffusa in tutta Europa fino al Circolo Polare Artico e dall’Atlantico agli Urali; alcune sottospecie abitano l’Asia Minore, le Canarie e l’Iran. Gli ambienti preferiti sono costituiti da aree alberate non troppo dense, fresche, ombrose, umide, con altezza media o alta, porzioni o margini di terreno scoperto e posatoi idonei. Evita, al contrario, ambienti scoscesi asciutti, ambienti aperti, paludi con vegetazione bassa. A seconda dei contesti è più frequente nei boschi di latifoglie e occupa anche parchi e giardini; specie resistente e provvista di grande capacità di adattamento, è in grado di utilizzare quasi tutte le tipologie boschive, seppur con densità differenti.
Rosso uccellino solitario”: il nome latino del Pettirosso è la definizione che più gli calza a pennello. Secondo un’antica leggenda, questo piccolo passeriforme deve la sua inconfondibile caratteristica a una goccia del sangue di Cristo che gli cadde sul petto, mentre lui cercava, impietosito, di alleviarne le sofferenze strappandogli le spine dalla corona. Ardore e decisione caratterizzano l’Erithacus rubecola che, a dispetto delle sue dimensioni, sa bene come farsi rispettare: combattivo e orgoglioso, nel proprio territorio non ammette altri pettirossi, che vengono scacciati in malo modo. Solo con la propria compagna si rivela dolce e affettuoso: la corteggia offrendole cibo e dividendo con lei il territorio così gelosamente custodito…
Attualmente la specie è classificata come sicura nei territori dell’Unione europea, e mostra uno stato di conservazione favorevole anche a livello continentale. Non è stato redatto un Piano d’Azione Internazionale né Nazionale sulla specie, che non è inclusa nella Lista Rossa Nazionale. In Italia, il Pettirosso risulta specie non cacciabile ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
Nel complesso, si registra stabilità della popolazione nidificante nell’Unione europea nel periodo 1970-1990 e un moderato incremento nel periodo 1990-2000. La popolazione che abita i territori dell’Europa a 27 è stimata in 25.000.000-53.000.000 di coppie; quella italiana, stabile, in 1.000.000-3.000.000 di coppie. Tra il 58% e il 64% della popolazione europea (43.000.000-83.000.000 di coppie, in leggero aumento) ed una frazione compresa tra il 25% ed il 49% della popolazione globale della specie nidificano nell’Unione europea.
Per quanto riguarda il nostro Paese, tanto il territorio peninsulare quanto le isole vedono una buona presenza di pettirossi: la popolazione italiana è pari a circa il 4-6% della popolazione presente nei territori dell’Unione europea, e al 2-4% della popolazione continentale complessiva. L’Italia appare inoltre esercitare un ruolo di crocevia per le rotte migratorie di questa specie, con avvistamenti di individui provenienti da un’area geografica vastissima. Le zone di provenienza più importanti sono le coste del Baltico centro-meridionale, i Paesi dell’Europa centro-orientale e quelli immediatamente a Nord dell’arco alpino.
In Italia, sono presenti sia individui appartenenti a popolazioni sia totalmente migratrici, provenienti da Scandinavia e zone baltiche, sia parzialmente migratrici, provenienti dall’Europa centro-meridionale. Durante i mesi più freddi, quando scende dal Nord Europa per sfuggire al freddo e alla mancanza di cibo, la specie è piuttosto comune e stanziale ovunque.
É presente in Toscana, dove ne sono stimate 300.000-700.000 coppie con locali incrementi e colonizzazioni avvenute nel corso del XX secolo, probabilmente dovute all’aumento e all’invecchiamento della superficie boschiva. La popolazione, stabile in Lombardia, è in aumento nelle Foreste Casentinesi, al confine tra Emilia-Romagna e Toscana, e in forte espansione in Sicilia. In Campania, è presente sia nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano sia nel Parco nazionale del Vesuvio.
Nonostante sia protetto dalla legislazione vigente, il Pettirosso cade spesso vittima di pratiche illegali quali uccellagione e bracconaggio. Nonostante i grandi passi avanti effettuati sul fronte dei controlli, tali pratiche illegali restano ancora relativamente diffuse nel nostro Paese, specialmente in alcune aree quali il nord-est.
Va inoltre rilevato come un grande numero di vittime del bracconaggio sia costituito proprio dai pettirossi. La loro instancabile “curiosità” nei confronti di oggetti e manufatti anche di origine antropica li rende purtroppo facile preda di archetti, reti, trappole a scatto, di solito letali.
Tra gli altri fattori di potenziale minaccia per la specie vanno individuati i cambiamenti climatici. Inverni particolarmente rigidi possono causare un decremento delle popolazioni svernanti a causa dell’impossibilità di reperire cibo sufficiente.
In altri casi, è proprio la necessità di cibo a “costringere” il Pettirosso ad avvicinarsi troppo all’uomo o ad altri predatori naturali, compresi animali domestici quali i gatti, abituali “frequentatori” di parchi e giardini privati.
Stato di conservazione