Sono quasi 2 milioni le specie sino a oggi descritte, ma quelle ritenute esistenti e non ancora note alla scienza potrebbero superare i 10 milioni. Questa è la ricchezza della biodiversità nel mondo.
Attualmente il numero di specie conosciute varia tra 1,7 ed 1,8 milioni. Secondo l’ecologo Robert May le specie descritte sono 1,5 milioni mentre il numero totale di specie viventi potrebbe essere di 6,8 milioni.
Secondo Hammond (in Heynwood, 1995) la stima delle specie viventi totali va da 3 a 100 milioni, con un range plausibile tra i 5 e i 15 milioni, mentre la stima ritenuta più probabile è quella di 7 milioni.
La moderna classificazione delle forme di vita sulla Terra ha avuto inizio con il lavoro del grande naturalista svedese Carl von Linnè (1707-1778) che nel 1758 descrisse circa 9 mila specie.
Paradossalmente non esiste un catalogo centralizzato delle specie descritte anche se esistono diverse iniziative che vanno in questa direzione. La Fondazione All Species ha avviato un’ambiziosa e interessante iniziativa scientifica che mira a catalogare tutte le forme di vita della Terra, condotta da autorevoli esperti internazionali di biodiversità. L’obiettivo è giungere a un catalogo completo delle forme di vita esistenti sulla Terra nell’arco dei prossimi 25 anni, con un finanziamento da 1 a 3 miliardi di dollari.
Delle specie conosciute quasi un milione è costituito da insetti (963 mila) per lo più (400 mila) appartenenti all’ordine dei Coleotteri. Ogni anno si aggiungono all’elenco complessivo circa 13 mila nuove specie descritte. Ovviamente alcuni gruppi di forme di vita sono più conosciuti di altri: mammiferi e uccelli sono facilmente individuabili e più facili da studiare mentre i microscopici abitanti degli abissi sono meno noti e rintracciabili.
www.unep-wcmc.org L’ultimo Rapporto sulla biodiversità a livello mondiale è stato predisposto dal World Conservation Monitoring Centre (WCMC) dell’UNEP.
www.all-species.org La Fondazione All Species ha avviato un’ambiziosa e interessante iniziativa scientifica che mira a catalogare tutte le forme di vita della Terra.
Per biodiversità si intende l'insieme di tutte le forme viventi geneticamente diverse e degli ecosistemi ad esse correlati. Implica tutta la variabilità biologica: di geni, specie, habitat ed ecosistemi. Le risorse genetiche sono considerate una componente della biodiversità.
L'anno 2010 è stato dichiarato dall'ONU l'Anno internazionale della biodiversità. Il decennio 2011-2020 è stato dichiarato Decennio della Biodiversità.
Significato del termine.
L'espressione italiana è un calco linguistico derivante dal termine inglese biodiversity[2]. Come traduzione alternativa si potrebbe proporre biovarietà o varietà della vita presente sul pianeta. Il termine biodiversità si è ormai consolidato e viene comunemente utilizzato nei diversi ambiti scientifici e culturali.
Dal punto di vista della vita dell'uomo.
La biodiversità ha influenze anche nelle produzioni dell'uomo.
È grazie alle biodiversità presenti in paesi diversi, più spesso di una piccola regione, che risulta possibile avere delle produzioni o delle caratteristiche specifiche. Alcuni esempi pratici possono essere:
- La diversità genetica dell'uva determina le differenze fra i vari vitigni che rendono possibile avere diversi tipi di vino;
- La specificità genetica dei microrganismi di alcune grotte determina il sapore specifico di alcuni formaggi (ad es. il gorgonzola);
- La diversità genetica dei diversi ceppi di lieviti determina tra l'altro il diverso sapore dei prodotti lievitati o fermentati (ad es. birra, pane e pizza, yogurt etc.);
- Le diverse caratteristiche biologiche che consentono agli alberi di adattarsi alle varie condizioni climatiche determinano le caratteristiche specifiche dei vari legni per cui alcuni legni sono maggiormente usati in edilizia, altri nell'industria mobiliera o nella liuteria, nell'aeromodellismo, nelle costruzioni navali, come legna da ardere etc.;
- Le diverse caratteristiche biologiche che consentono alle foglie o ai fusti di alcune piante di adattarsi alle varie condizioni climatiche ne determinano la possibilità di utilizzo come fibre tessili (ad esempio le diverse qualità di cotone, lino etc.);
- Le diverse caratteristiche biologiche che consentono agli ovini, ai conigli, alle oche e a molti altri animali di difendersi dal freddo determinano le diverse varietà di lane o altri tessuti da noi utilizzati (ad esempio lambswool, merino, angora, alpaca, cammello, cashmere, seta, piumino d'oca etc.);
- La diversità ecologica e paesaggistica orienta le nostre scelte turistiche;
Di conseguenza esistono vari e importanti motivi per mantenere un'elevata biodiversità sia a livello nazionale che locale. La perdita di specie, sottospecie o varietà comporterebbe infatti una serie di danni. Questi possono raggrupparsi come:
- ecologico, perché comporta un degrado della funzionalità degli ecosistemi;
- culturale, perché si perdono conoscenze e tradizioni umane legate alla biodiversità;
- economico, perché riduce le risorse genetiche ed il loro potenziale di sfruttamento economico.
Ad esempio, due specie di rane australiane del genere Rheobatrachus, che incubavano i propri piccoli nello stomaco, secernevano una proteina che inibiva la produzione di succhi gastrici che poteva risultare utile per lo sviluppo di nuovi medicinali per l'ulcera gastrica o altri disturbi. Purtroppo queste rane si sono estinte e si è conseguentemente persa la possibilità di studiare e produrre tale farmaco.
Il cambiamento climatico ha un effetto negativo sulla biodiversità. Di contro, il mantenimento di ecosistemi sani aiuta a mitigare gli effetti estremi dovuti al clima. La vegetazione nelle città protegge dall'effetto noto come isola di calore, la vegetazione costiera e le dune proteggono dagli effetti di tsunami o anche da più comuni burrasche o altri eventi climatici.
Più genericamente si può dire che la presenza di una ricca varietà di specie in un ambiente ne aumenta la sua resilienza, ossia la sua capacità di tornare "a posto" dopo avere subito uno stress.
Dal punto di vista biologico.
L'importanza della biodiversità è data principalmente dal fatto che la vita sulla Terra, compresa quella della specie umana, è possibile principalmente grazie ai cosiddetti servizi forniti dagli ecosistemi che conservano un certo livello di funzionalità. Questi servizi sono generalmente raggruppati nei seguenti gruppi:
ad es. cibo, acqua, foraggio, legno e fibre;
ad es. stabilizzazione del clima, assesto idrogeologico, barriera alla diffusione di patogeni e parassiti, riciclo dei rifiuti, qualità dell'acqua;
ad es. i valori estetici, ricreativi e spirituali;
ad es. formazione di suolo, fotosintesi, riciclo dei nutrienti.
La visione moderna del rapporto fra uomo e ambiente è quella che riconosce la diversità biologica come elemento chiave del funzionamento della Terra e l'uomo come un elemento determinante di questo sistema ecologico.
La diversità biologica, quindi, è considerata a tutti i livelli ed include non solo la varietà delle specie e sottospecie esistenti, ma anche la diversità genetica e la diversità degli ecosistemi.
Dal punto di vista filosofico.
Henri Bergson è il filosofo che nella prima metà del Novecento si è occupato delle strategie evolutive e degli impulsi vitali (élan vitale) degli organismi viventi, e della loro tendenza allo sviluppo e alla differenziazione.
Il pensiero filosofico, anche se in maniera subliminale e con effetto ritardato, ha sempre avuto, e continua ad avere, una profonda influenza sull'opinione pubblica e quindi sulle scelte politiche di un periodo storico.
Negli anni dello sviluppo industriale, le politiche di sviluppo erano fortemente "antropocentriche" e consideravano le risorse naturali come un bene praticamente infinito e inesauribile a completa disposizione dell'uomo. Lo stesso Thomas Henry Huxley, biologo e filosofo britannico particolarmente influente, convinto sostenitore dell'evoluzionismo darwiniano, tanto da essere soprannominato il "mastino di Darwin", si era pubblicamente esposto sulle capacità della natura di rigenerarsi e di produrre risorse in maniera praticamente infinita.
Questo periodo storico, e le scelte politiche che lo hanno caratterizzato, hanno migliorato la qualità della vita nei Paesi occidentali ma a costo di una distruzione ed un degrado ambientale di cui ora iniziamo a pagare le conseguenze.
I movimenti ambientalisti ed animalisti che hanno seguito, prendono spunto da teorie filosofiche cosiddette "naturocentriche", ossia che mettono al centro del proprio interesse la vita degli animali e delle piante, considerando che il Pianeta, o perlomeno la sua parte selvaggia, era inizialmente la loro "casa".
Il nuovo approccio sviluppato nell'ambito del processo sullo sviluppo sostenibile, tende invece a considerare la popolazione umana come una parte integrante dell'ecosistema, che ha la capacità e la possibilità di influenzarlo in maniera profonda, ma la cui vita dipende dalla presenza di ecosistemi sani e dalla vita stessa esistente sul Pianeta.
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