Gli
oranghi abitano nelle foreste del Borneo e di Sumatra, territori che danno loro il nome comune: orango del
Borneo che costituisce circa il 90% della popolazione e orango di
Sumatra il restante 10%.
Per l’orango la foresta è di vitale importanza: trascorre la sua giornata passando da un albero all’altro e sempre tra i rami costruisce il giaciglio, che ospiterà il suo sonno notturno.
La naturale attitudine a vivere la maggior parte del tempo sugli alberi sta all’origine del nome
orang-utang che in malese significa “uomo delle foreste”.
Per questa specie, infatti, la foresta rappresenta un habitat irrinunciabile che offre, cibo e riparo.
Le minacce.
Sull’isola di Sumatra e del Borneo, la foresta dove vive l’orango viene distrutta a ritmi sempre maggiori: gli alberi vengono abbattuti per far posto alle coltivazioni di olio di palma e coltivazioni di acacia, per la produzione industriale di polpa di carta.
La
distruzione del suo habitat forestale minaccia gravemente la sopravvivenza di questa specie.
La riduzione della superficie forestale, spinge
l'orango ad entrare nelle aree agricole per la ricerca di cibo, e spesso
viene ucciso perché danneggia i raccolti, oppure diventa facile preda dei cacciatori di frodo che ne vendono la carne illegalmente.
Caratteristiche fisiche.
L’orango può essere alto tra 1,25 e 1,50 metri. Il maschio può pesare fino a 90 kg, mentre la femmina tra i 30 e i 50 kg. Il maschio adulto si distingue per le sue grandi dimensioni, la sacca golare e guance enormi su entrambi i lati del viso, che servono ad attrarre le femmine e impaurire i rivali. Il suo pelo è rossiccio e ha mani, braccia e gambe molto lunghe.
L’Orango, nonostante il suo peso, è particolarmente abile nel muoversi tra gli alberi, sfruttando i rami flessibili, sui quali si dondola, prima di afferrare un altro ramo. Questo è una sorta di sport: lo snag-riding.
Heart of Borneo.
Finalmente nel 2007,
Malesia, Indonesia e Brunei hanno siglato grazie al ruolo del WWF l’accordo “
Heart of Borneo”, una dichiarazione comune con la quale si impegnano concretamente a istituire una rete di aree protette di ben 220 kmq, al fine di ridurre la frammentazione del territorio che mette in seria difficoltà la sopravvivenza dell’orango.
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